Non è tutto UFO quel che è ovale

28 Novembre 2013

Qualche giorno fa, mentre facevo zapping, mi sono imbattuto in un programma che parlava di UFO presenti nelle opere di grandi pittori e artisti, la cosiddetta Clipeologia. Nonostante conoscessi già l'argomento non l'avevo mai approfondito, ed essendone rimasto affascinato come non mai prima di allora, decisi di parlarne nel mio blog.
Facendo qualche ricerca sull'argomento notati che molte delle ipotesi fatte dagli "ufologi" sono prive di fondamento, dettate da una mancanza di conoscenza in materia di storia dell'arte, suggeritami dal fatto che non si citano quasi mai altri dipinti o opera d'arte simili o si fa riferimento ad una minima ricerca in campo artistico o più semplicemente al buon senso.

Spinto dalla voglia di cercare una spiegazione più plausibile per quegli OVNI (Oggetti Volanti Non Identificati), scelsi uno dei quadri che più mi facevano dire <<quello non è un ufo!>> e cioè questo:

La Tebaide - di Paolo Uccello
Naturalmente quella che vedete non è la vera foto del dipinto, ma una delle immagini che compare più spesso nei siti che trattano questo argomento e che non rende giustizia all'intera opera. Proprio questo "stratagemma" di mostrare solo una piccola parte dell'intero dipinto e per giunta con una qualità molto scadente, porta il lettore medio, ignorante in materia d'arte o più semplicemente privo della voglia di fare una minima ricerca sull'opera, a esclamare <<cavoli è proprio un UFO!>>
Ora non voglio soffermarmi sulla "moralità" di questo tipo di informazione che tanto dilaga nei siti di UFO e misteri (visto che la risposta più intelligente che si ottiene, da parte loro, "criticando" il loro tipo di informazione è <<ognuno tira l'acqua al proprio mulino>>), ma mostrarvi quello che questi siti non vi mostrano, e cioè l'intero dipinto:



Dopo aver visionato l'opera in una buona qualità e per intero, ho finalmente dissipato il mio dubbio ed ho esclamato <<quello è un cappello!>>
Da ignorante quale sono in storia dell'arte cristiana non avevo idea chi fosse il personaggio ai piedi del crocifisso ma ero certo che quello nel dipinto fosse un cappello cardinalizio.
Qualche altra ricerca su questo dipinto mi ha fatto approdare su un articolo dal nome:

ARTE E UFO?
No grazie, solo arte per favore...


Devo ringraziare proprio questo sito se non ho passato settimane a cercare tutte le informazioni su questa e le altre opere dove gli "ufologi" asseriscono ci siano oggetti non identificati. Come si suol dire "Onere al Merito", perché l'autore di questo articolo (Diego Cuoghi) ha fatto un lavoro davvero molto curato dando una spiegazione a tutti quelli "oggetti" cosiddetti "misteriosi".
Invito tutti voi, cari lettori, a leggere per intero l'articolo in questione perché merita davvero il tempo speso.
Voglio fare comunque un piccolo riassunto della spiegazione dell'opera di Paolo Uccello.
Ne "La Tebaide" o chiamata anche "Scene di vita eremitica", vengono rappresentate varie scene di vita monastica, tra cui in alto a destra un gruppo di monaci si flagellano davanti al crocifisso; nella parte alta centrale San Francesco riceve le Stimmate (o Stigmate); subito sotto troviamo, all'interno di una grotta, San Gerolamo (o Girolamo) in preghiera davanti ad un altro crocifisso. Sotto al crocifisso vediamo appunto l'oggetto da alcuni classificato "UFO", che altro non è che un cappello da cardinale. San Gerolamo infatti, si racconta, divenne eremita dopo aver rinunciato alla vita ecclesiastica "piena di onori e soddisfazioni intellettuali, ma piena anche di tronfia vanagloria e di farisaica convinzione di superiorità culturale e morale".
Se si vanno a visionare altri dipinti di San Gerolamo si può notare come le scene siano molti simili:

Artista Pietro Vanucci
Artista Albrecht Bouts
Come potete notare in questi due dipinti ci sono quattro particolari presenti anche ne "La Tebaide":
la pietra che il santo porta nella mano destra, con la quale si percuote; il leone vicino a lui che racconta la leggenda secondo la quale il santo avrebbe salvato l'animale togliendole una spina dalla zampa; il crocifisso in legno e in fine il cappello da cardinale, che come già detto prima, simboleggia la sua rinuncia alla vita ecclesiastica.
Questo ci porta a capire che nel dipinto "La Tebaide" non è presente alcun UFO, bensì  un cappello visibile in questi e in molti altri dipinti che raffigurano il santo.

Invito nuovamente a leggere l'articolo che vi ri-linko di seguito per approfondire questa e altre opere che di misterioso non hanno proprio nulla.

www.sprezzatura.it
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Un disco volante sorvola il Kazakistan

18 Novembre 2013

Il mese scorso, precisamente il 21 ottobre, è apparso su youtube un breve filmato girato ad Almaty in Kazakistan. Il video è di scarsa qualità e mostra un oggetto circolare che ruota su se stesso prima di scomparire dietro l'edificio in qui si trovano gli autori del filmato.
Difficile capire se si tratta di un filmato autentico vista la scarsa qualità dell'immagine, ma proprio questa scarsa qualità fa propendere più sulla realtà delle immagini, perché i falsi sono solitamente di alta qualità. Lasciamo agli esperti l'arduo compito e noi godiamoci il mistero.



Fonti: www.ufoonline.it
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La Pietra del Sole, il segreto della navigazione Vichinga

1 Novembre 2013

Come tutti sanno i Vichinghi erano abili navigatori che hanno percorso migliaia di chilometri in mare e probabilmente, come molti sostengono, sono stati i primi a scoprire il Nord America molto prima di Cristoforo Colombo. Quello che resta un mistero è il loro navigare come unica bussola il sole, anche quando le condizioni atmosferiche non permettevano di localizzare il sole ad occhio nudo.
In alcuni racconti Islandesi si racconta che questi straordinari navigatori utilizzassero le cosiddette "pietre del sole" con cui potevano localizzare il sole anche con le condizioni atmosferiche più avverse. Purtroppo in questi racconti non si fa riferimento ad una spiegazione sul loro "magico" funzionamento.

Le prime ipotesi arrivarono nel 1969, quando un archeologo danese ipotizzo che le pietre servissero per misurare la polarizzazione della luce solare (la polarizzazione avviene quando la luce incontra un ostacolo, come la nebbia o una superficie lucida, che fa assumere ai raggi solari un particolare orientamento). Purtroppo però non fu in grado di stabilire quale pietra potesse essere utilizzata dai Vichinghi per questo determinato scopo.

Un aiuto più recente venne dalla Proceedings of The Royal Society A, che nel 2011 pubblicò una studio su questo enigma. Secondo i ricercatori, dietro la magica pietra utilizzata dai Vichinghi si celerebbe un minerale che avrebbero effettivamente potuto utilizzare per orientarsi in mare.
Si tratterebbe dello Spato d'Islanda, un cristallo di calcite trasparente, reperibile in Scandinavia in grado di polarizzare la luce solare e di rifrangerla permettendo così, con una semplice rotazione, di collocare esattamente la posizione del sole anche senza poterlo vedere ad occhio nudo.

Il fisico Guy Ropars dell'università di Rennes ha condotto un esperimento su di uno Spato Islandese trovato a bordo della Alderney, una nave inglese affondata nel 1592. Questa pietra, secondo i suoi studi, potrebbe essere stata realmente utilizzata dagli antichi Vichinghi.
La pietra è di circa un metro ed ha due divisori di navigazione che suggeriscono sia stata conservata con altri strumenti di navigazione.

Per questo esperimento, gli studiosi hanno arruolato 20 volontari che hanno guardato attraverso il cristallo nei giorni nuvolosi per cercare di individuare la posizione del sole. Il risultato è stato stupefacente. I volontari riuscivano a trovare il sole con un solo grado di errore sui 360°.

I ricercatori pensano che, molto probabilmente, la pietra sia stata utilizzata sulla nave elisabettiana per correggere gli errori di una normale bussola magnetica, per esempio durante la fase del tramonto quando il sole non era più visibile sotto l'orizzonte.
L'ulteriore prova di queste loro teorie è il ritrovamento di alcune pietre delle stesso tipo in alcuni siti Vichinghi, anche se purtroppo è molto difficile collocarle in un corredo funerario dal momento che spesso i Vichinghi cremavano i loro defunti.

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